martedì 6 maggio 2008

SU CIO' CHE DEFINIAMO "GLI STILI DELL'ARTE AFRICANA"

I codici formali dell'arte africana sono legati alle diverse tradizioni culturali di cui è ricco il continente. La molteplicità delle forme è una caratteristica intrinseca all'arte africana, così come a tutta la sua cultura, proprio per la sua caratteristica più profonda: quella di essere intimamente legata alla vita e quindi, a immagine di questa, alla molteplicità delle forme. E' interessante a questo proposito citare William Fagg dove dice che l'Africa ha elaborato “migliaia di stili diversi durante lo stesso periodo, mentre l'Europa ne elaborava uno solo”.
La varietà e la ricchezza dell'arte africana non si esprime solo su di un piano sincronico, geografico, ma anche nello scorrere del tempo. Sebbene l'oralità della cultura africana e la predominanza di un materiale deperibile quale il legno, costituiscano una difficoltà per chi voglia ricostruire una storia basata su dei parametri di “scientificità” occidentale, abbiamo testimonianze tali da rendere evidente come nell'arte, così come nella storia tutta dell'Africa, non si possa parlare di un eterno presente. La vita scorre e con essa i fatti, che si susseguono, sempre diversi, e l'arte - che in Africa è allo stesso tempo veicolo per tramandare la tradizione e mezzo per rendere il messaggio di questa aderente al presente - si è modificata, come è ovvio, nel corso dei secoli.
L'arte africana si è dunque trasformata nel corso del tempo insieme a condizioni naturali, politiche, commerciali e tecnologiche che andavano mutando, mutando anch'essa e nello stesso tempo rimanendo fedele a quella che è la sua più profonda vocazione.
Estratti dal capitolo Arte in Africa: connubio dell’uomo con la natura e con il divino, dalla monografia di prossima pubblicazione Introduzione alla Cultura africana del professore Martin Nkafu.

domenica 8 aprile 2007

UBUNTU

Tanti di noi sono attratti dall’Africa, in una vaga fascinazione, quasi che la sola terra d’Africa, i suoi paesaggi, i suoi colori, lo spazio aperto creino in noi un cambiamento. Ci diciamo che lì ci sentivamo più vicini alla naturalezza della vita, alla Madre Terra. E vediamo anche la povertà e la sofferenza spesso, e alcuni di noi decidono di porvi rimedio. Noi italiani siamo gente piena d’iniziativa e viviamo in un paese che ostacola la nostra intraprendenza in mille modi. Quindi decidiamo di andare a esercitare il nostro bisogno di azione e rettitudine altrove, dove siamo convinti che ce ne sia più bisogno. L’Africa, al di là di ogni considerazione, ha certamente e urgentemente bisogno di cambiare, per alcuni versi, e ci accoglie. Ma qual è il nostro grado di comprensione della realtà vissuta dagli Africani? La nostra tradizione culturale ci ha insegnato che la nostra esistenza ci è comprovato dal flusso dei nostri pensieri. Cogito ergo sum. Per percepire sé stessi è sufficiente ascoltare il rumore dei propri pensieri. Non c’è bisogno d’altro, di nessun altro, al di fuori di noi.In Africa, più che preoccuparsi di un'esistenza di cui la vita è prova sufficiente, ci si preoccupa di far affiorare, consolidare e raffinare la propria umanità, attraverso la consapevolezza del legame che ogni essere umano ha con gli altri esseri umani. Esiste un parola in Africa, in lingua nguniè che ci parla di questo legame: Ubuntu.
Così ci è stata descritta dal vescovo Desmond Tutu:
La mia umanità e' inestricabilmente collegata, esiste di pari passo con la tua.Facciamo parte dello stesso fascio di vita”. Noi diciamo: "Una persona e' tale attraverso altre persone” E quando si vuole lodare grandemente qualcuno, gli si dice che ha Ubuntu. Ciò significa che la persona in questione e' generosa, accogliente, benevola, sollecita, compassionevole.

Quasi che ognuno diventi per l’altro occasione di mettere in pratica la propria umanità nel riconoscere e nell’accogliere la specifica sfaccettatura in cui la natura umana si manifesta in quell’individuo. E ognuno forma la percezione di sé sull’assunzione di questo riconoscimento. In questo modo l’io e l’altro trovano nei pensieri, nelle strutture mentali e ancor più nell’esperienza un posto diverso.