domenica 8 aprile 2007

UBUNTU

Tanti di noi sono attratti dall’Africa, in una vaga fascinazione, quasi che la sola terra d’Africa, i suoi paesaggi, i suoi colori, lo spazio aperto creino in noi un cambiamento. Ci diciamo che lì ci sentivamo più vicini alla naturalezza della vita, alla Madre Terra. E vediamo anche la povertà e la sofferenza spesso, e alcuni di noi decidono di porvi rimedio. Noi italiani siamo gente piena d’iniziativa e viviamo in un paese che ostacola la nostra intraprendenza in mille modi. Quindi decidiamo di andare a esercitare il nostro bisogno di azione e rettitudine altrove, dove siamo convinti che ce ne sia più bisogno. L’Africa, al di là di ogni considerazione, ha certamente e urgentemente bisogno di cambiare, per alcuni versi, e ci accoglie. Ma qual è il nostro grado di comprensione della realtà vissuta dagli Africani? La nostra tradizione culturale ci ha insegnato che la nostra esistenza ci è comprovato dal flusso dei nostri pensieri. Cogito ergo sum. Per percepire sé stessi è sufficiente ascoltare il rumore dei propri pensieri. Non c’è bisogno d’altro, di nessun altro, al di fuori di noi.In Africa, più che preoccuparsi di un'esistenza di cui la vita è prova sufficiente, ci si preoccupa di far affiorare, consolidare e raffinare la propria umanità, attraverso la consapevolezza del legame che ogni essere umano ha con gli altri esseri umani. Esiste un parola in Africa, in lingua nguniè che ci parla di questo legame: Ubuntu.
Così ci è stata descritta dal vescovo Desmond Tutu:
La mia umanità e' inestricabilmente collegata, esiste di pari passo con la tua.Facciamo parte dello stesso fascio di vita”. Noi diciamo: "Una persona e' tale attraverso altre persone” E quando si vuole lodare grandemente qualcuno, gli si dice che ha Ubuntu. Ciò significa che la persona in questione e' generosa, accogliente, benevola, sollecita, compassionevole.

Quasi che ognuno diventi per l’altro occasione di mettere in pratica la propria umanità nel riconoscere e nell’accogliere la specifica sfaccettatura in cui la natura umana si manifesta in quell’individuo. E ognuno forma la percezione di sé sull’assunzione di questo riconoscimento. In questo modo l’io e l’altro trovano nei pensieri, nelle strutture mentali e ancor più nell’esperienza un posto diverso.

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